L’Oasi di San Ludovico: la chiesa e il museo

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a chiesetta dell’Immacolata è una piccola cappella in stile neo-gotico, costruita alla fine dell’Ottocento ristrutturando il popolare “basso” in cui nacque l’11 marzo 1814 Arcangelo Palmentieri, che diverrà poi San Ludovico da Casoria.

La famiglia Palmentieri, in realtà, abitava nella vicina via Santa Maria, a pochi passi dalla chiesa di Santa Maria delle Grazie. A causa di lavori di ristrutturazione del palazzo, però, si erano momentaneamente trasferiti in questo palazzetto di loro proprietà, in fondo alla stradina che poi prenderà il nome di “vicolo dei munacielli”.

Qui, dove poi sorgerà il piccolo convento e la chiesetta, la madre Candida diede alla luce il piccolo Arcangelo, nei locali del pian terreno, che per un periodo erano stati utilizzati anche come stalla.

Sull’altare della chiesetta, la bella statua dell’Immacolata è affiancata a destra da un’immagine di San Ludovico, e a sinistra da quella di Sant’Elisabetta Ungheria, protettrice della “Suore Elisabettine Bigie”, la congregazione di terziarie francescane fondate dal santo nel 1866.  

Museo di San Ludovico da Casoria

Il Museo di San Ludovico da Casoria sorge nell’Oasi di San Ludovico, struttura che ospita le associazioni ludoviciane cittadine, accanto alla “Casa natale” e alla chiesetta dell’Immacolata, a pochi passi dalla piazza principale di Casoria. Il Museo è una grande mostra didattica, promossa dalle Suore Elisabettine Bigie, allestita in occasione della canonizzazione di Padre Ludovico nel 2015, e ormai divenuta permanente.

Da Casoria a Napoli

Padre Ludovico è stato una delle figure centrali della rigogliosa rinascita cattolica di metà Ottocento, secolo di grandi sconvolgimenti politici e sociali. Si chiamava Arcangelo Palmentieri, e nacque a Casoria l’11 marzo 1814. Il padre, vinaio, lo mandò a bottega a Napoli per imparare il mestiere di falegname. Rimasto orfano della madre, che l’aveva invece incoraggiato a studiare, riuscì, ad essere avviato alla vita religiosa. Studiò presso il convento francescano nella vicina Afragola, e nel 1832 vestì l’abito dei frati minori riformati, prendendo il nome di Ludovico da Casoria. Si dedicò agli studi universitari, e dal 1841 insegnò fisica, matematica e filosofia in alcuni istituti privati e nel convento di San Pietro ad Aram.

La svolta del 1847

Nel 1847, mentre Napoli viveva una vera e propria rivoluzione liberale, Padre Ludovico ebbe una importante svolta verso un intenso impegno sociale. Aprì una piccola infermeria per religiosi a San Pietro ad Aram, e poi radunò intorno a sé un folto gruppo di laici, terziari francescani, che coinvolse in svariate attività di assistenza ai bisognosi. Grazie all’appoggio di ricchi benefattori, nel 1852 acquistò allo Scudillo, sulla collina di Capodimonte, la “Casa della Palma”, in cui insediò un piccolo convento francescano e un’infermeria-farmacia per religiosi e poveri.

L’impegno per l’Africa

Nel 1854 cominciò l’impegno per l’Africa di Padre Ludovico, che rilanciò la “Pia Opera del Riscatto” di Niccolò Olivieri, per accogliere i cosiddetti “moretti”, bambini dell’Africa nera letteralmente acquistati sui mercati degli schiavi. Il progetto di Padre Ludovico era quello di istruire ed educare i “moretti” ai valori cattolici, per poi rinviarli in Africa insieme ai missionari italiani. Il motto che lanciò fu  “l’Africa convertirà l’Africa”. L’iniziativa nel 1856 fu approvata e finanziata dal re delle Due Sicilie Ferdinando II, e sostenuta anche da molte famiglie dell’aristocrazia napoletana. Nel 1859, insieme a suor Anna Lapini, fondatrice delle Stimmatine, Padre Ludovico avviò anche un’istituzione per le bambine africane, in seguito affidata alle suore Elisabettine. Nel 1864 la Congregazione di “Propaganda Fide” scelse la stazione di Scellal come base per l’evangelizzazione dell’Africa centrale e come sede di un ospedale e dimora per missionari affidati alla supervisione di Padre Ludovico, che negli anni successivi intraprese un viaggio in Egitto insieme a Daniele Comboni. A causa dei grandi problemi organizzativi dell’epoca, tuttavia, la missione rimase però in vita solo fino all’ottobre del 1866.

Le opere a Napoli e in Campania

Grazie all’Opera degli Accattoncelli, fondata nel 1862 nel popolare quartiere napoletano di Materdei, Padre Ludovico tolse migliaia di ragazzi dalla strada, per istruirli ed insegnare loro un mestiere. L’istituto comprendeva, infatti, varie officine ed una moderna tipografia. Sempre a Napoli, Padre Ludovico fondò nel 1866 il Collegio “La Carità”, per i giovani della borghesia napoletana, frequentato anche da Salvatore di Giacomo e da Benedetto Croce. Padre Ludovico amava moltissimo anche il mare: a Posillipo fondò l’«Ospizio marino» per i vecchi pescatori; nella penisola sorrentina fondò una Casa con “scuola agraria” e un convitto per orfani e poveri; e a Piano di Sorrento una scuola con un ospizio per i poveri.

Le opere in tutta Italia

Le opere di San Ludovico fiorirono anche fuori da Napoli. Nel 1871 aprì ad Assisi un Istituto per ciechi e sordomuti. A Firenze, avviò un orfanotrofio con tipografia e varie botteghe, e fece costruire nel 1874 una chiesa dedicata al Sacro Cuore. A Roma fondò nel 1879 una scuola, che cedette poi a don Giovanni Bosco. E nel 1883 inaugurò l’istituto dell’Immacolata, che era una scuola gratuita per bambini poveri, convitto per gli orfani e seminario.

L’Accademia

Tra le tante iniziative culturali, importante è l’«Accademia cattolica di religione e scienza», fondata da Padre Ludovico a Napoli nel 1864, a cui aderirono molti intellettuali italiani, fra cui Gino Capponi e Niccolò Tommaseo. L’Accademia ebbe purtroppo una vita brevissima, a causa di aspre polemiche, anche se Padre Ludovico continuò ad alimentare il dibattito tra cattolici e laici attraverso le riviste “La Carità” e “L’Orfanello”. Padre Agostino Gemelli vide in questa esperienza l’importante seme di una “Università Cattolica”.

L’amore per San Francesco

Memorabili furono le celebrazioni del VII centenario dalla nascita di San Francesco, nel 1882, che Padre Ludovico promosse  in tutta Italia, organizzando a Posillipo un pranzo per cinquemila poveri. L’anno seguente, in suo onore, si svolse a Napoli il Congresso nazionale del Terz’Ordine francescano, che lo indicava con un grande modello ed esempio da seguire per l’impegno sociale dei cattolici.